Lo strano culto delle navi da carico


Il culto delle navi da carico, più comunemente conosciuto come “il cargo cult“; fa parte di un movimento sociale e religioso degli abitanti della Malanesia, un gruppo di isole del Pacifico meridionale a nord-ovest dell’Australia, di cui fanno parte la Papua Nuova Guinea, Nuova Caledonia, Isole Figi e Vanuatu. I culti delle navi e degli aerei da carico ebbero inizio dalla crescente tensione fra le popolazioni tribali remote, e gli eserciti impegnati nella guerra nel Pacifico.

I primi culti di questo tipo, guidati da profeti che affermavano di aver avuto visioni, risalgono al tardo Ottocento. Nel 1914, allo scoppio della prima guerra mondiale i nativi guardarono ai tedeschi come ai loro salvatori, convinti che il millennio avrebbe conciso con l’arrivo delle navi da carico tedesche. Nel 1919 in Papua Nuova Guinea si ebbe un’esplosione del culto noto come “follia papuana vailal“.

cargo-cult-airplane

I membri di questi culti credono che :

1) I bianchi abbiano rubato a Dio il segreto della produzione dei bene materiali.

2) Che tali beni verranno consegnati ai credenti da navi, aerei, e perfino razzi senza nessuna spesa.

3) Che cio’ sara’ reso possibile dall’avvento di un messia.

4) Che questo quando avverrà, essi non saranno più costretti a lavorare.

5) Che i beni a loro destinati saranno accompagnati dai loro antenati defunti.

6) Che al posto di un governo bianco vi sarà un governo indigeno.

Tra la prima e la seconda guerra mondiale gli indigeni incominciarono a considerare gli americani e i giapponesi come coloro che li avrebbero liberati dal dominio degli inglesi e dei francesi. Verso al fine degli anni ’30, a mano mano che aumentavano le tensioni internazionali, si fece strada una nuova forma di questo culto, guidata da un messia indigeno, John Frum, il quale predicava che ben presto le isole sarebbero state visitate da navi da carico americane. La sua predizione si avverò nel 1942, quando arrivarono le navi della marina militare americana per condurre la guerra contro il Giappone. La cosa fece scalpore tra gli isolani. Gli americani ovviamente erano molto più avanti degli inglesi e dei francesi dal punto di vista tecnologico, pagavano i lavoratori indigeni più di quanto li pagassero gli europei, e la marina americana comprendeva uomini di colore; e per gli indigeni questa era una prova che i neri potevano imparare dai bianchi e produrre beni di consumo a profusione.

Cargo Cult by Vlad Sokhin

C’è una variante del culto di John Frum Il movimento del principe Filippodiffuso tra i membri della tribù Yaohnanen, nello stato di Vanuatu. I seguaci ritengono che il principe Filippo, consorte della regina Elisabetta II di Inghilterra, sia il figlio bianco di uno spirito delle montagne, di cui parlavano le loro antiche leggende. Egli sarebbe anche il fratello di John Frum. La figura di Filippo si sovrappose quindi a quella del figlio di tale divinità locale, il quale, secondo le tradizioni locali, avrebbe viaggiato oltremare e avrebbe sposato una donna di grande potere. Tali convinzioni vennero rafforzate dal fatto che gli isolani ebbero modo di vedere il grande rispetto che gli ufficiali britannici di stanza sull’isola osservavano verso la Regina Elisabetta: ciò li portò a concludere che Filippo fosse il figlio della divinità di cui parlavano le loro antiche leggende.

Dopo la seconda guerra mondiale, molti membri del cargo cult organizzarono delle manifestazioni non violente, e la cosa diede molto fastidio ai loro signori supremi europei. Quando i francesi e gli inglesi cacciarono in prigione i loro capi, gli indigeni si convinsero che le loro credenze erano condivise dai bianchi, i quali altrimenti non le avrebbero considerate pericolose. Per preparare il paradiso “immediato”, essi si rifiutarono di lavorare, smisero si curare i loro orti, uccisero i loro maiali e distrussero le loro provviste alimentari. Costruirono banchine, magazzini e piste di atterraggio per l’infinita quantità di merci che sarebbe piovuta dal cielo. Nell’ambito di questo culto si ebbe,nel 1964, un episodio che fu ampiamente pubblicizzato: 100 indigeni dell ‘isola di New Hanover, un piccolo protettorato britannico votarono per Lyndon B. Johnson come loro rappresentante al consiglio del governo locale. Siccome Johnson non si faceva vedere, gli isolani raccolsero 1600 dollari per acquistarlo e costruirono un falso campo d’aviazione per attirare il suo aereo.

Il cristianesimo ha avuto un notevole influsso sui culti delle navi da carico, in quando anch’esso parla di un messia e dell’avvento di un millennio. Anche le caratteristiche più discutibili di tali culti, come il rifiuto di lavorare e l’improvviso consumo di risorse, furono raccomandate da Gesù, che riteneva che il millennio fosse imminente e che disse, per esempio:

Guardate i gigli dei campi come crescono; essi non lavorano duramente, ne filano”.

La situazione melanesiana rende più facilmente comprensibili alcuni elementi di questo culto, il quale sostiene fra l’altro che la versione della Bibbia diffusa in Melanesia è incompleta. Secondo gli indigeni le descrizioni bibliche della rivelazione da parte di Dio della magia che produce ricchezze materiale sono tenute segrete dall’uomo bianco. in realtà i missionari fanno uso effettivamente di bibbie incomplete, ma solo perchè la traduzione di tutta la Bibbia nei vari dialetti indigeni sarebbe impossibile. Agli indigeni viene detto che la loro ricchezza i bianchi la ottengono con un duro lavoro, ma i bianchi che vivono in quelle isole lavorano di meno degli indigeni. A partire dal 1966 il culto tuttavia ha assunto un atteggiamento più pratico. Si è organizzato in associazione dedita allo sviluppo agricolo e ha investito dei capitali in uno stabilimento anglo-australiano di rame nell’isola di Bougainville, nelle isole Salomone.

Il 27 settembre 2007 cinque isolani di Vanuatu visitarono il Regno Unito. Durante la loro permanenza, essi incontrarono il principe Filippo al quale, con la domanda:«La papaia è matura o no?» chiesero quando egli avrebbe fatto ritorno sull’isola, come previsto dalle profezie. A tale domanda Filippo rispose: «Che la papaia sia matura o meno, dì al capo Kawia che ora fa freddo, ma quando farà caldo invierò un messaggio» facendo capire loro che i tempi non erano ancora maturi.

Il viaggio dei cinque isolani alla scoperta dell’Inghilterra è stato oggetto del documentario “Selvaggio a chi?” (titolo originale “Meet The Natives”) prodotto dall’emittente inglese Channel 4 ed andato in onda su Rai 5 nel luglio 2012.

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