Le estati che non arrivarono mai


Agli inizi del primo secolo dell’età contemporanea (1800-1816), la terra era caratterizzata da una grande instabilità politica. Mentre l’Europa si stava riprendendo lentamente dalle guerre napoleoniche, che si erano concluse solo un anno prima, in America Latina la guerra d’indipendenza spagnola rese la maggior parte delle colonie indipendenti dalla Spagna. In Europa dopo anni di disperazione e distruzione la gente si aspettava tempi migliori, ma l’estate che arrivò fu piovosa e fredda, i raccolti non diedero frutti, la fame e le malattie furono le conseguenze.

Queste condizioni ambientali si verificarono anche negli Stati Uniti nordorientali, con temperature rigide, tempeste di neve e gelo nel bel mezzo dell’estate. Il comportamento strano del tempo era inspiegabile, per i più superstiziosi un anno in cui bisognava guardarsi le spalle in quanto era bisestile e cominciato di lunedì. Nessuno poteva immaginare che le cause degli insoliti fenomeni meteorologici fossero invece frutto di una serie di circostanze inconsuete, molte delle quali localizzate sul lato opposto del pianeta. Infatti tra il 1809 e il 1816 una serie di eruzioni vulcaniche (con indice di esplosività vulcanica VEI minimo 4 di una scala da 1 a 8) avevano caratterizzato principalmente la placca Indo-Australe. La prima quella del 1808/1809 conosciuta come “l’eruzione del mistero” di cui si hanno pochissime notizie, è avvenuta molto probabilmente nell’oceano Pacifico.

L’area geografica in cui presumibilmente si è verificata l’eruzione è molto vasta; e si estende dall’Indonesia a Tonga, dove in quegli anni non si registrano insediamenti stabili europei, fatta eccezione per alcuni missionari a Thaiti. In aggiunta non possono essere datati con certezza i vari resoconti orali di eruzioni tra le popolazioni indigene in queste aree, in quanto nell’ oceano Pacifico ci sono centinaia di vulcani, molti dei quali sono sprofondati al di sotto dell’oceano con il passare degli anni. Successivamente altrettante eruzioni molto intense (1812 La Soufrière nei Caraibi, Awu Antille Olandesi, 1813 Suwanosejima in Giappone, 1814 Mayon Filippine) diffusero una notevole quantità di cenere vulcanica nell’atmosfera. Nel 1815 il vulcano Tambora nell’isola di Sumbawa in Indonesia, con un’altezza stimata di 4.000m, esplose con una catastrofica eruzione di intensità VEI 7. Durante l’eruzione il Tambora perse 1.300 metri di montagna, catapultando due milioni di tonnellate di detriti, particelle di zolfo e gas pesanti negli strati superiori dell’atmosfera e provocando 70.000 morti.

Questi spray ridussero la radiazione solare sulla superficie della terra che influenzò il riscaldamento del pianeta, inoltre il passaggio più debole del monsone indebolì il ramo settentrionale della circolazione atmosferica, alterandola sul settore atlantico-europeo che porto’ a un aumento delle precipitazioni in Europa. Oltre alle frequenti eruzioni vulcaniche, la diminuzione delle temperature planetarie di quel periodo fu aggravata dalla “piccola era glaciale”, il cui avanzamento dei ghiacci terminò solo nel 1850. Inoltre nello stesso periodo coincise con un fenomeno denominato “minimo Dalton”, un ciclo di bassa attività solare in cui le temperature terrestri furono al di sotto della media. Dati relativi alla situazione meteorologica della Svizzera, indicano che furono registrati dai 18 ai 28 giorni di pioggia nei mesi tra aprile e settembre, con temperature fino ai 6 gradi al di sotto della media. Il tempo umido e freddo provocò una grave carestia e che molte persone per la disperazione furono costrette a cibarsi di erba o di carne di animali domestici. Questo disastro agricolo è stato definito anche come “l’ultima grande crisi di sussistenza nel mondo occidentale”.

Un pastore della città di San Gallo, Svizzera orientale, ha descritto la sofferenza sperimentata nelle famiglie più vulnerabili di questa regione, che ha spinto una ragazza a consegnare una sacca contenente 25 gulden (oggi circa 4.400 franchi svizzeri) insieme a una nota che afferma: “I miei soldi per i poveri. Gesù può benedire questo piccolo dono “. Il suo atto, menzionato nella successiva predica del pastore, ha scatenato un’ondata di donazione caritatevole che ha portato a tante donazioni che il pastore ha dovuto assumere un uomo con un asino per distribuire i doni ai poveri.

anomalie_climaticche 1806

Tuttavia, in Scandinavia e nella regione del Baltico settentrionale, i raccolti erano quasi normali, nell’Europa orientale e nella Russia occidentale gli impatti erano così minori che l’imperatore russo Alexander I era in grado di fornire grani all’Europa occidentale con donazioni monetarie. La mancanza di foraggio e il conseguente destino dei cavalli, utilizzati per sfamare le persone a causa dell’anomala carestia, ispirò probabilmente l’aristocratico tedesco Karl Drais, a cercare nuovi modi di trasporto senza cavalli, il che portò all’invenzione della draisina, il prototipo della moderna bicicletta.
Analogamente a quanto accadde nel primo ventennio del 1800, si registrano altri due avvenimenti molto importanti sul piano climatologico planetario. Il primo avvenuto circa 400 anni prima dell’eruzione del Tambora, causato da un vulcano probabilmente situato a Vanuatu (Kuwae), ritenuto responsabile di una serie di anomalie climatiche che devastarono la civiltà Azteca con una lunga carestia. Nello stesso momento, in Europa i laghi ghiacciarono insieme ai pesci, ed in Cina ci furono incessanti nevicate anomale nella regione del Jiangnan. Il secondo episodio registratosi intorno al 535 d.C, dove il principale indiziato potrebbe essere il vulcano Krakatoa, che a seguito della sua violenta eruzione sconvolse la vita del popolo giavanese. Si interruppe perfino la tradizione storiografica locale di Giava, altrimenti ricchissima; che meno di un quinto dei diciotto anni successivi al 535 presenta qualche notizia. Gli effetti di questa eruzione furono registrati nei due stati più evoluti del tempo: l’impero Romano e quello Cinese. Di questi squilibri climatici resta traccia soltanto nelle parole di chi li ha vissuti :

Secondo le parole dello storico giavanese Ranggawarsita: “ il mondo intero fu scosso fin dalle fondamenta, e si scatenarono violenti boati di tuono accompagnati da forti piogge e tremende tempeste”.

Lo storico Romano Flavio Magno Aurelio Cassiodoro descrisse quanto segue: “ Il sole sembra aver perduto la sua luminosità, ed appare di un colore bluastro. Ci meravigliamo nel non vedere l’ombra dei nostri corpi, di sentire la forza del calore del sole trasformata in debolezza, e i fenomeni che accompagnano normalmente un’ eclisse prolungati per quasi un intero anno. Abbiamo avuto un’estate senza caldo”.

Occorre riconoscere, che il clima avverso rilevato negli anni intorno al 535 d.C, è da considerarsi un evento in grado di spiegare almeno una buona parte, la caduta delle strutture economiche e sociali dall’antichità greco-romana nel bacino del Mediterraneo. Molti storici considerano la peste l’ultimo flagello abbattutosi sul morente impero romano, già esanime per la perdita di potere e l’ influenza politica in seguito alle sconfitte inflittagli dagli eserciti barbari.

I ricercatori tramite i dati rinvenuti dai carotaggi prelevati in Antartide, riescono a fornire solo informazioni sulla sequenza di questi tipi di fenomeni climatici, ma non sulla loro datazione. Con gli strumenti a portata di mano per gli studiosi rimane un puzzle troppo difficile da risolvere. I colpevoli di queste catastrofi, con molta probabilità con gli anni sono svaniti in fondo a gli oceani. Il mistero potrebbe rimanere irrisolto per sempre.

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41 risposte a "Le estati che non arrivarono mai"

  1. Trovo molto pertinente la tua frase seguente :
    Occorre riconoscere, che il clima avverso rilevato negli anni intorno al 535 d.C, è da considerarsi un evento in grado di spiegare almeno una buona parte, la caduta delle strutture economiche e sociali dall’antichità greco-romana nel bacino del Mediterraneo.
    Tante grazie per il tuo impegno di spiegarci degli eventi importantissimi.
    Saluti Martina

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    1. Grazie tante! A dir la verità mi è stata suggerita da un utente, così ho ampliato l’articolo successivamente. Ma con grande stupore ho constatato che non era citata tra le cause della caduta dell’impero Romano, ho trovato questa informazione riferita al fatto climatico non sul fatto storico! Anche riguardo la piana di Giza in Egitto dove si trovano la Sfinge, per anni non avevano tenuto conto che l’intera zona era soggetta a forti piogge che spiega un’erosione della sfinge che è stata datata prima del 10.000 a.C. Una civiltà precedente a quella Egizia! Ti sarai accorta che il 2020 non e’ un estate caldissima! Pronosticavano alcuni siti a inizio anno temperature oltre i 40 gradi per il mese di luglio! Il clima terrestre e’ molto imprevedibile!

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  2. Sempre un piacere leggere questi articoli. Mooolto interessante. Io penso sempre al nostro pianeta come ad un essere senziente, con propri cicli di riorganizzazione. NOn sono un geologo ma, ho sempre pensato che i vulcani siano una specie di termoregolatori terrestri.

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    1. Grazie. I vulcani sono una parte molto importante del nostro pianeta, e anche molto affascinanti per le culture dei popoli che vivono da millenni ai loro piedi. Se ti interessa qui sotto nei commenti avevo messo il parere del premio Nobel per la fisica Carlo Rubbia, su un argomento attualissimo, i cambiamenti climatici 😉 .

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  3. Complimenti per questo articolo, molto interessante e piacevole da leggere. Conoscevo la storia del Tambora molto superficialmente, e ignoravo che in realtà l’attività vulcanica che sconvolse il clima del pianeta aveva interessato un arco temporale più ampio. Mi hai anche ricordato che devo leggere il libro di W. Behringer, “Storia culturale del clima”, dimenticato da troppo tempo in cima alla libreria. Grazie!
    Andrea

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