La zattera di Thor Heyerdahl


Il 7 agosto del 1947, sballottata dalle onde che s’infrangevano sugli scogli, una zattera di legno di balsa e di banbù urtò la barriera corallina che proteggeva la quieta laguna di Raroria, una sperduta isoletta dell’arcipelago delle Marchesi, nel bel mezzo dell’oceano Pacifico.

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Dopo aver lottato a lungo con i frangenti, i sei uomini a bordo raggiunsero la spiaggia trasportando quello che erano riusciti a recuperare dal relitto.
Se avesse avuto testimoni (ad eccezione degli occupanti) la scena sarebbe apparsa loro stupefacente. Da generazioni, infatti un’imbarcazione simile non appariva in quelle acque; nella direzione da cui proveniva. Ottomila chilometri di oceano separavano l’isola dalla terra più vicina. Ottomila chilometri su una zattera di tronchi? Doveva trattarsi di naufraghi! Ma non erano affatto naufraghi. Uno degli uomini appena sbarcati era il norvegese Thor Heyerdahl. Era stanco e un po’ ammaccato, aveva trascorso centouno giorni in balia del Pacifico, ma aveva appena dimostrato la sua teoria .

Heyerdahl era nato nel 1914 nel villaggio di Norvik in Norvegia, i suoi primi interessi scientifici erano stati la biologia e la zoologia, ma presto aveva iniziato a occuparsi di etnologia. Nel corso di un viaggio alle isole Marchesi nel 1933 con la moglie Liv, venne improvvisamente colpito da alcune analogie tra certe tradizioni polinesiane e quelle di antiche popolazioni amerinde. Il fondatore mitico del popolo polinesiano, il dio Tiki, figlio del Sole, aveva condotto la sua gente tra quelle isole da qualche posto “al di là del mare” : “un paese montagnoso arso dal sole”. Con curiosa simmetria, una leggenda andina parlava di un re Sole chiamato Kon-Tiki, fuggito per mare verso occidente per sfuggire ai suoi nemici. Heyerdahl si era così convinto che il “paese montagnoso” fosse il Sud America e che i polinesiani discendessero (almeno in parte) da un’antica popolazione amerinda che aveva preceduto la civiltà Inca. L’ipotesi aveva un solo punto debole: nessuno riteneva possibile raggiungere un’ isola della Polinesia partendo dalle coste del Sud America disponendo solo di una tecnologia dell’età della pietra.

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Una sterminata distesa d’acqua separava il continente americano da quelle minuscole terre emerse, una distanza che aveva messo in difficoltà navigatori ben più esperti. Così Heyerdahl aveva deciso di fare una dimostrazione pratica. Avrebbe ripercorso i passi degli antenati dei polinesiani: avrebbe raggiunto le isole Marchesi utilizzando una zattera di tronchi, ovvero il tipo di imbarcazione disponibile sulle coste del Cile e del Perù all’epoca in cui la presunta emigrazione aveva avuto luogo.

La zattera venne costruita con nove grossi tronchi di balsa dell’ Equador, tenuti insieme esclusivamente da corde di canapa. Il “ponte” era coperto con graticcio di bambù; al centro della zattera era collocata una capanna di bambù e paglia intrecciata per proteggere gli occupanti dal sole; a poppa un lungo remo-timone. Lenta e inaffondabile; la zattera salpò da Callao; sulla costa del Perù il 28 aprile del 1947.

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A bordo c’erano Heyerdahl e altri cinque compagni, un equipaggio eterogeneo di gente priva di esperienza di mare (gli antichi indi non ne avevano), con una piccola radio in dotazione a bordo. Una grande vela quadrata inserita a un pennone di banbù, gonfiata dall’aliseo di sud-est, spinse la Kon-Tiki verso l’oceano aperto. Dopo 101 giorni di navigazione e sopravvissuti a due tempeste, nutrendosi quasi esclusivamente dei pesci e dei molluschi, pescati e a volte anche di plancton; i sei giunsero finalmente sani e salvi nell’arcipelago delle Marchesi, dimostrando che un simile fantastico viaggio era quantomeno possibile. Rischiando la propria vita e quella dell’equipaggio semplicemente per dimostrare una teoria. Tanto più che Heyerdahl aveva il terrore dell’acqua e non sapeva nuotare.

Thor Heyerdahl negli anni successivi compì altre imprese simili, costruendo copie di antichi battelli egizi con i quali attraversò l’Atlantico e navi di giunco che solcarono il golfo Persico, e guidò diverse spedizioni archeologiche sull’isola di Pasqua, alle Maldive, e alle Canarie.

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27 risposte a "La zattera di Thor Heyerdahl"

  1. Thor visse l’ultima parte della sua vita a Colla Micheri, piccolissimo antico borgo sopra laigueglia, in provincia di Savona, da cui si gode una vista straordinaria sul golfo di Alassio e l’isola della Gallinara. Se vi recate a Colla Micheri e prendete il sentiero che va verso Capo Mele, trovate la tomba di Thor, in mezzo al bosco. C’è un piccolo cancelletto di legno….

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      1. Non riesco. Come prima cosa viene fuori il video e non si apre (“riprovare”, ma il tempo scarseggia). Non ribloggo mai. Rispetto tutte le regole (foto, nome, blog, post) ma ho bisogno di sistemarlo a modo mio. Non importa, è stata comunque una lettura molto interessante 🙂

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  2. Twoje artykuły są bardzo interesujące(dziękować za translejtera ;D i ze jakimś cudem trafiłeś na mój wirtualny zakątek :)).

    Masz tak niezwykłe pasje i “pióro”. Umiesz dostrzec, opisać i przekazać tę wyjatkową wiedzę. Zaciekawiasz.. i budzisz zazdrość, że tak można.
    Dlatego dzięki wielkie, że piszesz. To co robisz jest ważne. Pozdrawiam

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    1. Dzięki za miły komentarz na moim blogu … Zazwyczaj nie otrzymuję tak miłych komentarzy. Staram się używać tego bloga jako porządku rzeczy, które są dla mnie bardzo interesujące, z datami / danymi i faktami historycznymi, które chcę w jakiś sposób zapamiętać i przekazać zainteresowanym. Cieszę się, że ci się podobało.

      Wielkie dzięki dla Wesołych Świąt.

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