Le ambigue rovine di Nan Madol


In una zona remota dell’oceano Pacifico si trova uno straordinario sito archeologico quasi sconosciuto chiamato Nan Madol. Per raggiungerlo partendo dall’Europa o dall’America occorrono decine di ore di volo. Si trova in Micronesia, sull’isola di Pohnpei (Ponapé), situata a oltre 1600 km a est di Guam. Quest’isola è distante centinaia di chilometri dalle terre più vicine ed è circondata da una barriera corallina insidiosa che la separa dal resto del mondo. Senza una buona conoscenza di queste acque, raggiungerla incolumi è difficile.awahunting_screenPer esplorare il sito, è consigliabile noleggiare una barca veloce e affidarsi a guide locali. Dopo circa 45 minuti di navigazione lungo la costa, si raggiunge la destinazione. Nelle vicinanze dell’isola, le acque diventano poco profonde, quindi si prosegue su una canoa. Improvvisamente, emergono le rovine, dalle sembianze differenti da qualsiasi altra struttura antica conosciuta. Le mura assomigliano a capanne di legno, ma sono state costruite utilizzando enormi pietre di origine vulcanica. Più lontano, verso il mare aperto, si ergono maestose dighe frangiflutti in pietra, erette per proteggere le isole dalla furia del mare. Circa 2000 anni fa, questi massi furono staccati dal rilievo dell’isola di Pohnpei in seguito a un incendio. Le rocce, riscaldate intensamente, vennero poi raffreddate con l’acqua e trasportate verso la loro destinazione finale. Tutto ciò accadde su una minuscola isola sperduta nel Pacifico, abitata solo da 25000 persone. La cosa più straordinaria non sono soltanto le imponenti mura, bensì gli isolotti stessi, testimonianza dell’ingegno umano. Lungo la riva, il livello dell’acqua si abbassa. Gli artefici di Nan Madol utilizzarono zattere per trasportare la pietra vulcanica e crearono una miriade di isolotti artificiali. Secondo gli studiosi, furono costruiti complessivamente 92 di questi isolotti mediante questo metodo. Si tratta di costruzioni costituite da colonne esagonali e ottagonali in basalto (circa 300.000 in totale), distribuite su una lunghezza che supera i 24 km. Il tutto è circondato da un possente muro di protezione alto fino a 8 metri. Il popolo di Nan Madol, senza l’ausilio di utensili metallici, realizzò un progetto straordinario.

Sull’isola si intrecciano centinaia di canali poco profondi, creando l’immagine di una sorta di Venezia preistorica.

A Nan Madol, si ritiene che la religione abbia giocato un ruolo fondamentale nella progettazione di strutture piramidali e tombe imponenti; tuttavia, erano necessari anche leader di grande prestigio per governare. La stirpe principale, identificata attraverso testimonianze tramandate oralmente, fu responsabile per la mediazione della pace tra alcuni clan rivali, successivamente sfruttò la manodopera locale per erigere sepolcri e altre residenze.

awahunting_screen

Nell’antichità, questo scenario era comune; non faceva molta differenza vivere in Egitto o nel lontano Pacifico. Vi era sempre un despota che commissionava la costruzione di monumenti grandiosi. Dagli esami con il carbonio 14, sembra che le costruzioni risalgano al 1180 d.C. Tuttavia, questa data sembra essere troppo recente per questa straordinaria città deserta di pietra. La cautela degli attuali abitanti micronesiani nel visitare il luogo, a causa della loro preoccupazione per gli spiriti, ha impedito per un po’ di tempo un’indagine accurata sulle rovine di Nan Madol. Un altro ostacolo è stato rappresentato dall’interesse iniziale nel sito da parte di un individuo poco rispettato nella comunità scientifica: il colonnello britannico James Churchward, un appassionato di esoterismo attivo tra la fine dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento. Chiunque sia interessato a esplorare più approfonditamente questo argomento può trovare informazioni nei suoi volumi dettagliati, disponibili anche in italiano.

Negli anni Trenta del secolo scorso, James O’Connell, un marinaio irlandese, fu abbandonato su Pohnpei. Le circostanze dell’arrivo di O’Connell sono poco chiare: nelle sue memorie egli dichiarò di aver fatto naufragio con il John Bull nei pressi di Pleasant Island fino a Pohnpei, raggiungendola in soli quattro giorno. Una volta arrivati, scriveva O’Connell, lui e i suoi compagni venero attaccati dai “cannibali” e poco mancò che fossero serviti per pranzo; riuscirono però a distogliere i nativi dai loro propositi (quanto meno così credevano) con una travolgente giga irlandese. Ma le avventure di O’Connell non erano finite; fu sottoposto a un tatuaggio rituale da una giovane pohnpeiana, che risultò figlia di un capo; poi la sposò, e divenne capo egli stesso. Quali siano le esagerazioni di O’Connell (i marinai hanno la tendenza a raccontare storie, e alcuni studiosi lo considerano un mitomane), egli era comunque anche un osservatore attento e curioso. Egli fu il primo europeo a chiamare Pohnpei o Ponape con il nome indigeno (nella sua grafia, Bonabee); il primo a dare accurate descrizioni di molti riti e costumi pohnpeiani; il primo a redigere un glossario della lingua locale; infine, il primo ad aver visto le rovine di Nan Madol: i resti di una monumentale cultura risalente a duemila anni fa. L’esplorazione di Nan Madol fu il momento culminante dell’avventura pohnpeiana di O’Connell, egli descrisse le “stupende rovine” con minuziosa attenzione, fino al loro misterioso abbandono e al loro tramutarsi in luogo tabù.

Tutti i diritti riservati Bhutadarma®

44 risposte a "Le ambigue rovine di Nan Madol"

  1. Ancient places and peoples as well as isolated “uncontacted” people are a source of endless fascination for me. We always say those ancient places were built without our technology, but how do we really know with what they were built? Whatever intelligence they had, those peoples still did not manage to survive…unless they succeeded in leaving??? Not that I have ever heard the idea suggested.

    Piace a 3 people

    1. Ci sono molti siti archeologici molto interessanti come questo, che purtroppo per la loro posizione geografica scomoda o perchè confinanti con nazioni in cui sono in corso conflitti bellici vengono poco considerati e si hanno pochissime notizie.
      Ad esempio: Pumapunku in Bolivia e Göbekli Tepe situato in Turchia nelle vicinanze del confine con la Siria.

      Piace a 4 people

  2. Ogni volta scopro qualcosa di nuovo e soprattutto interessante! Grazie!
    Mi permetto di segnalare una svista ortografica appena prima della mappa, “sfutó” invece di “sfruttò”. Ciao!

    Piace a 8 people

  3. Ho visitato Nan Madol con mia moglie nel 1991. A Ponape abbiamo alloggiato nell’hotel su palafitte gestito da una coppia di sposi gentili e generosi.
    Luogo fantastico. Cordialità

    Piace a 8 people

      1. Situato nella laguna ha impressionato per la mole della costruzione con enormi pietre nere.
        .Certamente un sito religioso o anche religioso di cui il giovane che ci accompagnava in piccola barca poco o nulla seppe dirci.Siamo anche entrati nel sito occupando un brevissimo spazio delimitato da pietre.

        Non abbiamo voluto o saputo approfondire le notizie sul sito.
        Qui sotto la foto dipinto dell’hotel che ci ha ospitati.

        Piace a 6 people

  4. wow 🙂 complimenti per il tuo blog! e per la passione.
    “Cerco sempre di trovare argomenti poco trattati o poco conosciuti” , mi vien da dire interessanti e curati.

    Piace a 10 people

  5. Beh Churchward addirittura teorizzò una specie di Atlantide del Pacifico, la famigerata Mu. Resta il fatto che per costruire un luogo del genere è necessaria una tecnologia che vada bel oltre pietre, bastoni, canoe.

    Piace a 9 people

            1. Negli anni in cui si suppone sia stato costruito il sito non erano disponibili quel tipo di tecnologie…purtrppo! Come ho riscontrato personalmente in altri siti archeologici in Perù, Messico e Guatemala gli abitanti nel corso di molti più anni di quelli stimati dai libri di storia, hanno edificato le varie strutture. Stesso discorso per le piramidi egizie che sono state ampliate nelle loro dimensioni nel corso di molti secoli.

              Piace a 3 people

  6. Un blog Il tuo molto corposo degno di particolare attenzione.
    Ti ringrazio per aver apprezzato il mio piccolo spazio che è davvero piccolo rispetto al tuo ma voglio pensare che la leggerezza sia il degno risultato di un faticoso lavoro.

    Sherabuonagiornata

    Piace a 11 people

    1. Grazie grazie…per tutti questi complimenti. Ci metto tanto a scrivere un articolo anche mesi..in quanto devo leggermi e tradurre tante informazioni ..E soprattutto verificare che non siano false! Cerco sempre di trovare argomenti poco trattati o poco conosciuti, ora sto scrivendo su una tribù della Papua nuova Guinea sconosciuta e per documentarmi mi sono rivolto all’università di Sydney.

      Piace a 3 people

Lascia un commento